ISCRIZIONI CENTRO STUDI ALTO VASTESE

Categorie

Aprile 2024
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930  

Meglio una “tacca” in più sul cellulare o rischiare una vita in meno? A Fresagrandinaria raccolta firme contro l’inquinamento elettromagnetico

inquinamento elettromagnetico Fresagrandinaria

A Fresagrandinaria raccolta firme per fermare l’inquinamento elettromagnetico

“…ora invece qui nella città i motori delle macchine già ci cantano la marcia funebre
E le fabbriche ci profumano anche l’aria colorandoci il cielo di nero che odora di morte
Ma il Comune dice che però la città è moderna,
non ci devi far caso se il cemento ti chiude anche il naso
La nevrosi è di moda: chi non l’ha ripudiato sarà.
Ahia non respiro più, mi sento che soffoco un po’.”
Adriano Celentano. L’ albero di trenta piani.

Sembrerebbe essere roba di altri tempi guardando alla data di incisione del disco, invece, questa canzone scritta da Adriano Celentano, pare sia stata una profezia per i nostri di tempi. Purtroppo lo sviluppo tecnologico oltre che creare benefici per la popolazione, molto spesso chiede come riscatto la non sicurezza della salute pubblica e distruzione per il territorio, specie se non se ne riescono a controllare estensione e  campi di applicazione.

Oggi, innumerevoli centri, un tempo considerate piccole oasi naturali, si trovano a dover fare i conti con la tecnologia per ciò che di buono e di cattivo porta con se.

Stesso scenario è quello che si sta aprendo a Fresagrandinaria (Ch) dove è già partita una raccolta di firme per apportare modifiche ad un piano di sviluppo tecnologico. Il piano ha come obiettivo la realizzazione di una Stazione Radio Base a cura della Società Ericsson Telecomunicazioni S.P.A., ed il consiglio comunale del 22 Dicembre 2011 ne ha approvato la installazione su una porzione di terreno di proprietà del comune stesso, in zona paesanamente denominata “Coll Pihrtihll”.

Nell’intento dei promotori della raccolta firme e di chi sottoscrive, non c’è il tentativo di mobilitazione anti-tecnologica, ma solo la proposta di una collocazione alternativa e su uno spazio più distante dal centro abitato. A sposare questa causa, per la prima volta dopo le elezioni amministrative del 2009 che sono riuscite a spaccare il paese a metà, i cittadini si trovano uniti in un grido di dissenso quasi unanime che non conosce colore politico ma solo la voglia di  proteggere il proprio territorio di origine, la proprie salute  e soprattutto quella dei propri figli.

Inoltre, la popolazione contesta il fatto di non essere stata adeguatamente informata circa la vicenda, nonchè privata del ruolo di cittadino come soggetto attivo e partecipe delle scelte e della definizione di progetti e iniziative  della pubblica amministrazione, che ne  rafforzano anche il senso di appartenenza alla cittadinanza.  Eppure il  principio di democrazia prevede la possibilità di partecipazione dei cittadini alla vita culturale, sociale e politica, attraverso la conoscenza, la comprensione dei contenuti dell’azione delle istituzioni, delle ragioni che ne stanno alla base e delle modalità con cui viene attuato tale principio.

Dalla dubbia conoscenza di come stanno realmente le cose e sulle conseguenze che tale decisione potrebbe comportare, nasce l’allarme rischio salute pubblica in relazione  alla nocività presunta delle onde radio emanate nel territorio circostante, specie nel caso di elettrodotti e antenne vicini ad abitazioni, scuole e parco giochi.

Dovendo scegliere tra lo sviluppo tecnologico ed il benessere fisico, quale scegliereste?

Dovendo scegliere tra una sicura “tacca” in più sul display del cellulare ed una probabile (ma non certa) vita in meno, cosa scegliereste?

Ma andiamo per ordine ed esaminiamo la vicenda passo per passo.

Lo sviluppo industriale e tecnologico degli ultimi anni ha determinato un notevole incremento delle radiazioni non ionizzanti nell’ambiente, nelle case, nei luoghi di lavoro,venendosi così a determinare un vero e proprio fenomeno di inquinamento. Sorgono,pertanto, con sempre maggiore insistenza, i problemi della protezione della salute della popolazione e della salvaguardia dell’ambiente dai campi elettromagnetici, ovviamente con modalità compatibili con l’irrinunciabile sviluppo di un moderno paese industrializzato. La contestazione, cosi come accade in quel di Fresa, non mira ad una negazione della crescita, come molti credono, bensì della crescita economica rispettosa dei limiti ambientali.
Questa nuova visione dello sviluppo, che ha il carattere della sostenibilità, prende il nome di Sviluppo Sostenibile e diventa, oggi, una vera e propria necessità storica dell’umanità.

Uno dei primi tentativi per definire questa nuovo modo di intendere lo sviluppo economico è stato elaborato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, che prende il nome dall’allora premier norvegese Gro Harlem Brundtland, che affermava:

«Lo sviluppo sostenibile impone di soddisfare i bisogni fondamentali di tutti e di estendere a tutti la possibilità di attuare le proprie aspirazioni ad una vita migliore (…) Una siffatta equità dovrebbe essere coadiuvata sia da sistemi politici che assicurino l’effettiva partecipazione dei cittadini nel processo decisionale, sia da una maggior democrazia a livello delle scelte internazionali »

L’Unione Europea nel 2001 vara invece il VI Piano d’Azione Ambientale 2002/2010  individuando gli obiettivi generali da perseguire e le azioni prioritarie della futura politica ambientale per i successivi dieci anni tra le quali spiccano  i temi relativi all’Ambiente e salute.

Il concetto di sviluppo sostenibile in Italia, alla luce del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, in materia “ambientale” con le modifiche apportate dal D.lgs 16 gennaio 2008, n. 4 definisce nel Art. 3-quater (Principio dello sviluppo sostenibile)  2 comma:

“ Anche l’attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.”

Ma le onde radio sono dannose per la salute umana?

Per rispondere, una prima ed importante distinzione va fatta in base al tipo di emissioni di onde che si distinguono in bassa ed alta frequenza.

Per onde trasmesse da un radio base, parliamo di onde ad alta frequenza. Le stazioni radio base per la telefonia cellulare sono gli impianti di telecomunicazione che, per la loro capillare diffusione nei centri abitati, generano maggiore preoccupazione tra i cittadini. I ponti radio sono realizzati con antenne paraboliche che irradiano l’energia elettromagnetica in fasci molto stretti per collegare tra loro due antenne anche molto lontane e tra le quali non devono essere presenti ostacoli.
I possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici si possono distinguere tra effetti sanitari acuti, ed effetti cronici.

La legge n. 36 del 22 febbraio 2001 determina i limiti di esposizione, valori di attenzione e gli obiettivi di qualità. La competenza è esclusiva dello Stato, Regioni e Comuni non possono quindi intervenire in questa materia.  Tuttavia,  limiti stabiliti dalla norma italiana sono molto cautelativi: i valori raccomandati dalla Commissione Europea sono 10 volte superiori rispetto ai valori italiani di 6 V/m.

Chi abita vicino a una Stazione Radio Base si deve preoccupare per la sua salute?

Nonostante numerosi studi in proposito dicono che fino ad ora non sono stati evidenziati effetti sulla salute collegabili alla vicinanza a questi impianti, ci si chiede se esistano altre motivazioni, non convenzionali, “ ragioni politiche, non scientifiche per negare la nocività dei campi elettromagnetici” così come dichiarava  a Ottobre 1955, il celebre fisico israeliano, John Goldsmith, dell’Università del Negev.

A negare il nesso di causa / effetto potrebbe avere un ruolo rilevante:

Il Fattore Tempo: lo sviluppo troppo recente di questa tecnologia non ha consentito studi epidemiologici su popolazione esposta per più di 10/15 anni; questo è considerato un periodo troppo breve per lo studio di patologie cronico degenerative quali i tumori, in cui vi può essere un lungo tempo di latenza fra l’esposizione a un cancerogeno ambientale e l’insorgenza della malattia. Sono necessari,quindi, ulteriori approfondimenti alla ricerca scientifica.

– “Corruzione” delle scienza: la scienza si è abituata a convivere con l’industria e a riceverne finanziamenti. Ora però si assiste alla trasformazione di scienziati in “informatori scientifici” dichiarando il loro intento commerciale e, quando informano, non possono indossare l’abito dello scienziato per non indurre in errore il consumatore. Insomma, lo scienziato cura gli interessi della casa che gli fornisce il lavoro!!!

Interessi economici: gli interessi economici delle compagnie purtroppo diventano gli interessi economici dei Comuni installatori di queste antenne che pur di avere degli introiti finanziari ( utili soprattutto ai piccoli comuni montani), potrebbero scendere a “compromessi” con le società installatrici.

Ondeprobabilmente dannose”: il fatto che le onde elettromagnetiche non possano essere definite  “certamente dannose” ma solo “probabilmente dannose”, non pone vincoli nella non installazione per dannosità, così come riportato nel “Comunicato n. 226 – 28 novembre 2011:

Il Consiglio superiore di sanità, in linea con gli studi dell’Agenzia internazionale della ricerca sul cancro (IARC) e in accordo con l’Istituto superiore di sanità, rileva che non è stato finora dimostrato alcun rapporto di causalità tra l’esposizione a radio frequenze e le patologie tumorali. Tuttavia le conoscenze scientifiche oggi non consentono di escludere l’esistenza di causalità quando si fa un uso molto intenso del telefono cellulare. Va quindi applicato, soprattutto per quanto riguarda i bambini,  il principio di precauzione, che significa anche l’educazione ad un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del telefono cellulare.”

E’ infatti vero che gli interventi di salute pubblica vanno commisurati alle priorità,
ma ciò non significa che i fattori di rischio a carattere ubiquo ed universale, ancorché non quantificati, debbano essere trascurati.

A tale proposito vorrei citare due dei casi presi a campione che evidenziano una sorta di “dichiarazione di nocività” delle onde, riconoscendone, in tal senso, il nesso di causa/effetto sulla salute umana. Ovviamente  i casi  continuano a rimanere comunque delle supposizioni, ma  questa volta sembrano abbastanza fondate su riscontri  oggettivi più inequivocabili.

Il primo è il famoso caso di Radio Vaticana e il secondo è una sentenza del Tar del Veneto.

Nel caso di Radio Vaticana, le comunità di Cesano, Olgiata, La Cerquetta, La Storta, S.Maria di Galeria, Osteria Nuova, Anguillara, Campagnano e Formello, piccoli centri che nel comune di Roma, chiedono giustizia poiché per indagini che risalgono già dal 1998,si riscontra che per una porzione di popolazione superiore alla media, viene rilevato un elevato numero di malati e di decessi per malattie come leucemia, linfomi, mielomi che spuntano all’improvviso e tutti nella stessa area. Una campagna di rilevazioni aveva accertato un nesso causale : nelle zone circostanti a Radio Vaticana era stato superato, e di molto, il limite di onde elettromagnetiche fissato dal d.m. 381/1998. “La perizia disposta dal gip Zaira Secchi, attinente agli anni 1997-2003 e condotta dal dott. Andrea Micheli, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano spalanca le porte a un’amarissima riflessione: “l’unico elemento che può essere messo in connessione con le forme tumorali è Radio Vaticana”.

È tuttora pendente davanti al gip di Roma il procedimento, aperto per il reato di omicidio colposo, relativo alle morti per leucemia avvenute nella zona di Cesano.

Nel secondo caso, invece, abbiamo un esempio di ricorso al principio precauzionale circa la vicinanza di un elettrodotto ad un edificio scolastico. Il TAR del Veneto, infatti, in riferimento ai pareri espressi dall’Istituto Superiore della Sanità ove viene praticamente verificato come l’esposizione a lungo termine ai campi elettromagnetici a bassa frequenza sia collegata all’insorgere di leucemia infantile, tutelando giustamente la popolazione dal rischio di una seria compromissione della propria salute, si è così espresso: “I livelli per i quali è stato rinvenuto un rischio relativo (per leucemia infantile) maggiore dell’unità sono identificati nella maggior parte degli studi epidemiologici semplicemente nei termini di >0,2 microtesla”.

Articolo e foto di: Francesca Giangiacomo