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70 anni fa il fronte della Seconda Guerra Mondiale sconvolse il Vastese. Per non dimenticare

Il prof. Giovanni Artese ricostruisce i terribili giorni della battaglia del Trigno (2-4 novembre 1943) nel corso della Seconda Guerra Mondiale

Seconda Guerra Mondiale. 8 novembre 1943. Una colonna di veicoli da trasporto dell’8ª Divisione indiana attraversa il fiume Trigno e muove in direzione di Tufillo e Palmoli Sono passati 70 anni dalla drammatiche e sanguinose giornate in cui le genti del vastese pagarono il loro tributo di sangue alla Seconda Guerra Mondiale. Tra il 2 e il 4 novembre del 1943 violenti bombardamenti e furiosi combattimenti interessarono la linea del Trigno, chiamata Barbara-Stellung, causando immani distruzioni e la morte di centinaia di persone.

Per non dimenticare le pagine buie della nostra storia, a futura memoria, affinché mai più ritorni la follia assassina della guerra, proponiamo la ricostruzione dettagliata di quei giorni a cura del Prof. Giovanni Artese, studioso della Seconda Guerra Mondiale nel vastese e Assessore alla Cultura del Comune di San Salvo.

A fine articolo è possibile scaricare la versione integrale dello studio curato dal Prof. Artese “La II Guerra Mondiale. I combattimenti a Tufillo (2-4 nobembre 1943)“.

I combattimenti a Tufillo e San Salvo del 2-4 novembre 1943

seconda guerra mondiale. Le operazioni dell’8ª Divisione indiana tra la fine di ottobre e l’8 novembre 1943

Le operazioni dell’8ª Divisione indiana tra la fine di ottobre e l’8 novembre 1943

L’offensiva dell’8ª Armata britannica sul basso Trigno venne preceduta e accompagnata da intensi bombardamenti delle artiglierie e delle forze aeree tattiche alleate. Bombardieri medi e leggeri e cacciabombardieri colpirono il 1 novembre Celenza (dove morirono 7 civili) e il 2 novembre Cupello (dove morirono 34 civili), Fresagrandinaria, Furci, ancora Celenza nell’intento di distruggere postazioni nemiche e isolare i campi di battaglia di S. Salvo e Tufillo.Alle ore 3.55 a.m. del 2 novembre, la 19ª Brigata di fanteria indiana quindi attaccò. Gli uomini del portatisi in silenzio fino alla riva destra del Trigno, entrarono nella corrente e cominciarono ad attraversare poco ad est del ponte demolito. Non appena raggiunsero l’opposta sponda, un fuoco di sbarramento dell’artiglieria “proruppe improvvisamente davanti ad essi”. Il programma dell’artiglieria inglese a sostegno della 19ª Brigata indiana era impostato per una durata di non più di due ore. Lo sbarramento si spostava in avanti sulla collina di circa 100 metri ogni 5 minuti. I pakistani del 6°/13° Royal Frontier Force Rifles, nell’arrampicarsi, non furono però capaci di tenere il passo e molto del vantaggio che poteva essere tratto dallo sbarramento andò perduto. La Compagnia “B” si assicurò il colle di Caprafica, aprendo la strada alla Compagnia “C”, che verso le ore 8 raggiunse comunque la periferia di Tufillo. Ma la resistenza tedesca era molto decisa. Accanto alle non numerose mine e ai franchi tiratori, sbarrava ai pakistani l’ingresso all’abitato una spessa cortina di granate e bombe di mortaio. La Compagnia “C”, troppo esposta, perse il punto d’appoggio che aveva guadagnato e dovette ritirarsi a 200 metri dalla linea di displuvio del contrafforte, aggrappandosi a quella posizione e resistendo ai selvaggi contrattacchi dei paracadutisti tedeschi. La Compagnia “D” del battaglione, che avanzava sulla destra verso un più piccolo lineamento, andò incontro ad un’opposizione e a un fuoco crescenti; e fu costretta anch’essa a fermarsi a circa 300 metri dall’obiettivo (Quota 317).

Sull’ala sinistra del Frontier Force, il battaglione inglese degli Essex cominciò ad attraversare il Trigno – alcune centinaia di metri più a monte – alle ore 6 antimeridiane, con le prime luci. Esso perse in tal modo i vantaggi delle tenebre e della foschia e venne quindi investito da un accurato fuoco nemico di artiglieria e mortaio già sul letto del fiume. Poco dopo, come salirono sull’opposta sponda, le compagnie di testa furono assoggettate ad un terribile fuoco di mitragliatrici proveniente dai fianchi e dal retro, in particolare dal lato della strada. Il battaglione accusava gravi perdite, incluso il comandante: ciò che produsse un certo sbandamento. La curva convessa del contrafforte di Caprafica impediva d’altronde ai pakistani del Frontier Force di poter aiutare gli inglesi. Nonostante le difficoltà, la compagnia avanzata di destra degli Essex raggiunse il suo obiettivo, uno sperone che correva da sud verso Tufillo approssimativamente 1600 metri a nord-ovest del ponte; ma fu poi respinto. Le compagnie avanzate di sinistra venivano intanto tenute ferme da un fuoco di mitragliatrici proveniente dalla direzione di Celenza. L’aumento delle perdite rese ben presto la posizione intenibile, e gli Essex dovettero ritirarsi attraverso il fiume. Dalle ore 9 essi avevano raggiunto il punto di partenza, un terreno ad ovest di Montemitro, lasciando solo postazioni sparse sulla riva sinistra.

Soldato britannico osserva un tratto della valle del Trigno

8 novembre 1943. Un soldato britannico osserva, da una posizione elevata, un tratto della valle del Trigno (per gentile concessione dell’Imperial War Museum – London).

Intorno alle 10.30 del mattino, cacciabombardieri della D.A.F. attaccarono – per errore – l’area di Tufillo. Il raid, diretto su Palmoli, ottenne comunque dei risultati, benché alcune bombe cadessero in mezzo ai pakistani. I paracadutisti tedeschi continuavano però a resistere. Le Compagnie “B” e “C” del Frontier Force rimasero per tutto il giorno sotto un ininterrotto fuoco nemico di artiglieria e mortai, proveniente soprattutto dall’area tra Tufillo e Celenza; la Compagnia “D”, completamente esposta nella sua posizione ai tedeschi che difendevano Tufillo e monte Farano, subì diverse vittime.

Questo successo difensivo incoraggiò i tedeschi a preparare nel pomeriggio un più importante contrattacco. Una forza di paracadutisti si riunì alla periferia orientale del paese e, alle ore 17, lanciò il contrattacco. L’artiglieria dell’8ª Divisione indiana non riuscì a fermare i tedeschi. All’ultimo momento, si rese necessario accorciare il tiro dei pezzi fino al limite delle posizioni della Compagnia “D” del Frontier Force, intervento che infine costrinse i tedeschi a ritirarsi sulle posizioni di partenza.

La giornata di combattimento era costata numerose perdite (tra morti, feriti e dispersi) ai due battaglioni d’assalto della 19ª Brigata indiana(1). Già nel pomeriggio del 2 novembre i comandi divisionali diedero pertanto ordine di rafforzare le posizioni avanzate sul Trigno con l’afflusso di altre unità. Il 5° battaglione del Royal West Kent raggiunse l’area di Montemitro, lasciando a presidio di Mafalda una sola compagnia. Il 3°/15° Punjab da Montefalcone pattugliò verso il fiume, perdendo 5 uomini. Il 3/8 Punjab scese dall’area di Montemitro per prepararsi ad attaccare la notte seguente. Al 1°/5° Mahratta Light Infantry fu ordinato di concentrarsi ad Acquaviva dal 3 novembre.

La notte del 2/3 novembre, mentre le forze della 78ª Divisione britannica si preparavano ad attaccare di nuovo San Salvo, con un forte supporto di artiglierie e corazzato, il 6°/13° Royal Frontier Force Rifles riprese l’assalto a Tufillo con il sostegno di una compagnia del 3°/8° Punjab. L’attacco si sviluppò a semicerchio, con la Compagnia “C” del Frontier Force ferma in posizione a sud-est del paese, alla sommità del contrafforte, la Compagnia del 3°/8° Punjab più a destra, che muoveva da un contrafforte secondario e le Compagnie “A” e “B” del Frontier Force che, passando attraverso la Compagnia “D”, avanzavano su Tufillo da est. La boscaglia e la fitta oscurità ostacolarono ben presto gli attaccanti e resero difficili le comunicazioni. Due compagnie vennero poi afferrate da un fuoco incrociato e subirono gravi perdite. Tuttavia l’attacco fu spinto a fondo, “finché proiettili traccianti germanici non incendiarono mucchi di fieno e ritrassero di profilo gli indiani per come essi avanzavano”. I paracadutisti tedeschi contrattaccarono subito e costrinsero le compagnie avanzate Frontier e Punjab ad arretrare fino alle rispettive linee di partenza. Il rimanente di quel giorno vide una ripetizione del primo attacco. La buona tenuta delle maggiori posizioni difensive e dei punti di osservazione consentì ai tedeschi di contrattaccare ancora nel tardo pomeriggio. Tra le ore 16 e le 17, fanteria paracadutista mosse all’assalto del 6°/13° Frontier Force dalla direzione di monte Farano. In questa occasione, la Luftwaffe immise nello scontro due caccia ME 109, che produssero una tardiva sortita al crepuscolo. Appoggiati dal fuoco difensivo di artiglieria, gli indiani furono in grado di respingere il nemico senza cedere terreno, benché al prezzo di alcune vittime.

Bulldozer dell’8ª Divisione indiana sgombera le macerie del demolito ponte sul Trigno sotto Tufillo per preparare un guado temporaneo (per gentile concessione dell’Imperial War Museum - London)

8 novembre 1943. Un bulldozer dell’8ª Divisione indiana sgombera le macerie del demolito ponte sul Trigno sotto Tufillo per preparare un guado temporaneo (per gentile concessione dell’Imperial War Museum – London).

Il comandante della 19ª Brigata indiana, Dobree, preparò allora un ulteriore attacco per la notte del 3-4 novembre, per conquistare prima monte Farano da una direzione di fianco e poi prendere Tufillo. Questa operazione venne affidata ai battaglioni del 6°/13° Frontier Force e del 3°/8° Punjab. Il 3°/8° Punjab doveva puntare su monte Fanino (già monte Sorbo) mentre il 6°/13° Frontier Force doveva lanciarsi contro monte Farano. Ciascun battaglione fu rinforzato con una compagnia di mitraglieri Mahratta. La prima fase dell’operazione cominciò alle ore 22 del 3 novembre. Il 3°/8° Punjab avanzò in silenzio per un’ora all’incirca fino al livello delle compagnie avanzate del Frontier Force. In quel momento, per la seconda fase, si aprì uno sbarramento di artiglieria che doveva sostenere i Punjab fino alla sommità. La loro compagnia di sinistra subì tuttavia alcune vittime dallo sbarramento e fu un poco disorganizzata. La compagnia avanzata di destra ruotò all’esterno, verso nord, per evitare il fuoco di artiglieria. Questa compagnia proseguì poi in avanti ma perse il contatto con il quartier generale di battaglione. Il comandante del battaglione Punjab decise di conseguenza di mettere in marcia le due compagnie di riserva e di inviare il suo aiutante a richiamare la compagnia persa. Essa venne infine ritrovata e riportata in riserva. “Sulla strada questa compagnia mise fuori combattimento due postazioni di mitragliatrici tedesche e catturò 5 prigionieri“.

Entrambi i battaglioni indiani avanzarono verso una linea fino a circa 300 metri dall’obiettivo. Il 6/13 Frontier Force incontrò ancora una dura opposizione, subì vittime e fu fermato in una posizione esposta. Il 3°/8° Punjab venne arrestato nei pressi della linea di difesa tedesca da un fuoco di armi automatiche e di mortaio. Ogni posizione persa veniva immediatamente e vigorosamente contrattaccata dai paracadutisti tedeschi. Nel complesso si trattò di “un confuso e bizzarro combattimento nell’oscurità un poco rischiarata dall’incendio del sottobosco e di mucchi di fieno”. All’alba del 4 novembre il Frontier Force, con numerose perdite e poche munizioni, era arretrato più o meno al punto di partenza (circa un chilometro a sud-est di Tufillo). Il 3°/8° Punjab, sulla destra, si trovava a mezza strada sull’altura, sotto un pesante fuoco.

Durante il combattimento, le forze tedesche erano state sostenute dai pezzi dell’artiglieria divisionale. Il bombardamento, oltre che disorganizzare le unità indiane attaccanti, sorprese e inflisse perdite anche a convogli di muli che trasportavano armi di consolidamento e munizioni.

L’assalto dell’8ª Divisione indiana a Tufillo e monte Farano era fallito. Tra il 1 e il 4 novembre, i tedeschi del 3° Reggimento paracadutisti avevano non solo mantenuto le posizioni principali ma anche dominato quelle avanzate del nemico; facendo ricorso, nei momenti di difficoltà, ai loro cannoni semoventi da 105 mm. Anche la disposizione e la mimetizzazione delle posizioni difensive si erano rivelate ottimali. I mortai erano stati sistemati sul rovescio dei pendii, in buche profonde sino a 2/3 metri: ciò che aveva consentito di non eccedere nella collocazione di mine antiuomo e trappole esplosive nelle zone antistanti le posizioni. Le truppe indiane e inglesi della 19ª Brigata pagavano per l’inesperienza, la rigidità tattica degli schemi d’assalto e il difficile terreno, il quale ultimo aveva notevolmente ridotto i supporti motorizzati. Le perdite subite dalla 19ª Brigata indiana nella testa di ponte sul Trigno erano gravi. Il 6°/13° Royal Frontier Force Rifles ebbe 38 morti, 209 feriti e 14 dispersi. Il 1/5 Essex Regiment ebbe circa 36 morti e 139 feriti. Pesanti anche le perdite del restante battaglione, il 3/8 Punjab Regiment”.

Lo scenario dei combattimenti e l’avanzata alleata verso il Sangro

Anziana donna, uccisa nella sua masseria da mortai tedeschi, viene seppellita dai vicini” (da G. Artese, La guerra in Abruzzo e Molise 1943-44, vol. I, per gentile concessione dell’Imperial War Museum - London, N.A. 8595)

Un’anziana donna, uccisa nella sua masseria da mortai tedeschi, viene seppellita dai vicini” (da G. Artese, La guerra in Abruzzo e Molise 1943-44, vol. I, per gentile concessione dell’Imperial War Museum – London, N.A. 8595).

A Tufillo, i morti nei combattimenti dei giorni precedenti giacevano ancora insepolti. Nelle contrade Capotruto e Collepizzuto, dove gli scontri erano stati particolarmente cruenti, anche corpo a corpo, decine di cadaveri di soldati indiani giacevano sul terreno insieme ad alcuni cadaveri di tedeschi. A Capotruto, ai primi civili accorsi, si offrì una scena orrenda. I caduti indiani erano ammucchiati a fianco di una masseria, usata come postazione dai paracadutisti tedeschi, in una grande pozza di sangue. Qualcuno degli uccisi recava segni di ferite da baionetta. Un soldato alleato era caduto, armi in mano, insieme al nemico, in un ultimo disperato tentativo di assalto. Poco distante, un cane randagio lacerava gli intestini di un indiano. Tra i morti dei battaglioni indiani, parecchi, a quest’altezza, parevano colpiti alle spalle, forse dalle granate della loro stessa artiglieria divisionale. In un campo alla destra del Monnola, a circa un chilometro dalla confluenza nel Trigno, venivano inoltre rinvenuti i cadaveri di 9 giovani soldati dell’ex Esercito italiano. Essi avevano probabilmente tentato di attraversare le linee poco prima o durante i giorni della battaglia. Scoperti dai tedeschi, erano stati costretti a scavarsi la fossa e quindi fucilati. Infine erano stati “seppelliti” con poche palate di terra.

Tutti i soldati, sia alleati che tedeschi, caduti dentro o intorno Tufillo erano inoltre senza scarpe. Il giorno 5, mentre una colonna della 19ª Brigata attraversava il paese, un soldato indiano, staccatosi dal suo reparto davanti la chiesa di San Vito, si portò vicino al corpo di un caduto e vi si accostò, facendo capire che era suo fratello e che voleva abbracciarlo e salutarlo per l’ultima volta. Prima di lasciarlo, egli si tolse le scarpe e le rimise ai piedi del fratello caduto; quindi si rimise in marcia. Due ore dopo il morto era di nuovo senza scarpe.

Nei giorni successivi si recuperavano pietosamente le salme e furono creati, per i soldati, due provvisori “cimiteri di guerra”: uno inglese nella valle del Monnola, con 32 caduti, e uno tedesco alla periferia del paese. Circa 30 caduti tedeschi venivano intanto sepolti nel cimitero di Castiglione; 1 o 2 nel cimitero di Montefalcone; 4 sotto San Felice; 3 o 4 a Celenza.

Dal 6 novembre, la 19ª e la 21ª Brigata di fanteria indiana si trovarono affiancate e nelle successive 24 ore si spinsero avanti per sgomberare il territorio compreso tra il medio Trigno e il Sangro. Carunchio fu raggiunta il 7 novembre; da dove, nei giorni seguenti, pattuglie della ricognizione vennero inviate verso Castiglione e Montazzoli. Alla loro destra, la 17ª Brigata occupava Furci il 6 e puntava quindi su Carpineto, Casalanguida e Atessa. Sulla costiera, avanguardie della 78ª Divisione britannica raggiungevano Torino di Sangro e la riva destra del fiume tra l’8 e il 9 novembre. Nel frattempo, sotto Tufillo veniva realizzato un passaggio provvisorio sul Trigno; ma per erigere un ponte Bailey (detto ponte di ferro dai locali) furono necessari un paio di giorni di lavoro. Nel complesso, gli sforzi compiuti dai genieri indiani resero, dall’8 novembre, le comunicazioni sufficientemente stabili da garantire l’inseguimento del nemico.

La battaglia sul fiume Trigno terminava mentre le attese dei comandi alleati e tedeschi si concentravano sull’imminente battaglia del Sangro-Garigliano: dove si sarebbero decise le sorti della Campagna d’Italia. Intanto anche il tempo era cambiato. Una pioggia insistente e fredda cominciò a cadere dal 7/8 novembre, accrescendo i disagi delle truppe di entrambi gli eserciti.

Vasto, primi di dicembre 1943. Il generale Montgomery parla con i corrispondenti di guerra.

Vasto, primi di dicembre 1943. Il generale Montgomery parla con i corrispondenti di guerra.

Per la popolazioni di Tufillo e del medio-basso Trigno restava il trauma del “passaggio del fronte” nonché gli effetti dei combattimenti, i quali avevano provocato morti, feriti e danni ad abitazioni, strade e campagne. I caduti civili di Tufillo furono almeno 7. Nel resto della media e bassa valle si ebbero circa 25 morti a Celenza, 4 a Dogliola, 10 a Fresagrandinaria, circa 4 a Lentella, circa 35 a San Salvo, circa 30 a Vasto, più di 130 a Cupello, 10 a Furci, 1 a Palmoli, 11 a Carunchio, circa 2 a Roccavivara, circa 4 a Montefalcone, circa 9 tra Montemitro e San Felice, 11 ad Acquaviva, circa 10 tra Mafalda e Tavenna e 20 a Montenero di Bisaccia. Comprendendo anche le vittime dell’alto Trigno, le due settimane di guerra (il cosiddetto “passaggio del fronte”) avevano provocato in totale la morte di circa 400 civili, in gran parte a seguito dei bombardamenti aerei alleati e in parte minore per fuoco di artiglieria, per mine antiuomo e anticarro o per aver violato gli ordini delle forze tedesche. Da due a tre volte (dunque in circa 1.000) è stimabile il numero dei feriti. Quanto alle forze combattenti, è impossibile conoscere in dettaglio le perdite degli eserciti tedesco e britannico. Una stima molto approssimativa indica in circa 250 i morti e dispersi e in almeno 500 i feriti del LXXVI Panzerkorps della 10ª Armata tedesca. Quanto alle perdite dell’8ª Armata britannica furono approssimativamente più di 1500: quasi 400 morti e dispersi, circa 1.100 feriti e 55 prigionieri.

Durante le successive battaglie del Sangro, del Moro e di Ortona (novembre-dicembre 1943), l’area del basso Trigno e del Vastese avrebbe pertanto assunto il ruolo di retrovia logistico e amministrativo per l’8ª Armata britannica. Vi si trovavano attendamenti di truppe (ai lati delle Statali 16 e 86), uffici e sedi di comandi (specie a Vasto), ospedali da campo, grandi depositi di munizioni e persino una pista di volo (alla Marina di San Salvo) che insieme a quella di Montenero Marina (Cutella), sarebbe stata identificata con l’appellativo di “Trigno-Airfield” (vi erano basate squadriglie di caccia “Spitfire” e aerei da ricognizione attivi sul fronte di guerra in Italia e in attacchi contro la Jugoslavia). Il territorio subì l’amministrazione militare alleata (AMGOT poi AMG) per quasi un anno, per tornare sotto l’amministrazione italiana solo nell’ottobre 1944.

Il peggio era comunque passato e, con gradualità, sarebbe stato possibile tornare al lavoro e ripristinare le normali condizioni di vita. Le difficoltà iniziali furono superate anche grazie agli aiuti alleati e al mercato nero, ma soprattutto attraverso il lavoro presso le basi alleate di San Salvo, di Montenero e di Termoli, pagato, con moneta di occupazione, a 50 lire al giorno.

Giovanni Artese

Download versione integrale “La II Guerra Mondiale. Combattimenti a Tufillo Novembre 1943” di Giovanni Artese