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Per l’istituzione del Parco Nazionale della Montagna vastese

Iniziativa del Centro Studi Alto Vastese per l’istituzione del Parco Nazionale della Montagna vastese

I Monti dei Frentani, nel sub Parco Nazionale della Montagna vasteseappennino abruzzese-molisano, si estendono a sud-est del gruppo montuoso della Majella, fino al fiume Fortore.

Nell’entroterra vastese, la parte sud orientale dell’Abruzzo al confine con il Molise, in provincia di Chieti,  i Monti dei Frentani  raggiungono le maggiori altitudini,  in un contesto  di elevato valore ambientale.

Quest’area, conserva preziose testimonianze archeologiche dei Sanniti e dei Frentani, tra suggestivi paesaggi collinari e montani.

Dal punto di vista naturalistico, la Montagna vastese  è caratterizzata da estese formazioni boschive e da una grande varietà di ambienti, che vanno dalla macchia mediterranea lungo la valle del Trigno, alla lecceta, a vaste e ben conservate cerrete, sino alla faggeta e alle formazioni ad abete bianco di Castiglione Messer Marino e zone limitrofe (Rosello, Agnone ecc).

Nel comprensorio vastese, sono presenti 7 Siti di Importanza Comunitaria, 2 riserve naturali (Punta Aderci e il Bosco di Don Venanzio) e 1 oasi naturalistica (Abetina di Castiglione M.M).

Numerose sono le specie animali e vegetali rare, o addirittura assenti, nel resto dell’Abruzzo e in gran parte d’Italia.

Infatti, il comprensorio vastese ospita tra i mammiferi, il lupo appenninico, il capriolo, la martora, il gatto selvatico; tra gli uccelli, una delle maggiori popolazioni di nibbio reale d’Europa e numerose altre specie di rapaci, la ghiandaia marina e lo zigolo testanera nidificanti in Abruzzo solo in questa area. Tra gli anfibi e i rettili: la salamandrina dagli occhiali, l’ululone dal ventre giallo, il cervone, la luscengola, la tartaruga palustre (presente in Abruzzo solo sul Trigno e il Sinello) e la testuggine di Herman.

Davvero tante le specie vegetali presenti, nei diversi habitat, tra cui alcune orchidee endemiche  e piante poco comuni, ad esempio: l’acero di Lobelius, il tasso, la belladonna, la fusaggine montana, il ruscolo maggiore, il frassino meridionale, l’acanto spinoso, la broteroa, la cornetta di Valenza, l’euforbia arborea e tantissime altre.
Buona parte dell’alto e medio vastese, fino ad oggi,  è miracolosamente scampato all’abusivismo edilizio, al disboscamento, all’agricoltura intensiva, all’uso massiccio di diserbanti e pesticidi, all’industrializzazione  selvaggia.

Le problematiche, purtroppo, non mancano: spopolamento, mancanza di investimenti, carenza di infrastrutture e servizi. I piccoli comuni dispongono di scarse risorse proprie e, per far fronte alle necessità economiche e al taglio dei trasferimenti statali, sono (e saranno) costretti ad autorizzare sul proprio territorio progetti molto discutibili sul piano ambientale (megacentrali eoliche, centrali turbogas, discariche, perforazioni petrolifere ecc).

Bisogna, allora, trovare la chiave per aprire le porte ad un progresso capace di coniugare lo sviluppo economico, con la crescente esigenza di tutela dell’ambiente e della salute delle persone che in esso vivono.

Nell’Abruzzo famoso in Europa come regione dei parchi naturali, questa è una delle poche aree che, nel complesso, non è soggetta ad alcuna forma di conservazione ambientale.

Per questo, dalle pagine di questo blog, vogliamo lanciare un’iniziativa che potrebbe cambiare sul serio il destino di questa parte d’Abruzzo: l’istituzione del Parco Nazionale della Montagna vastese (o dei monti Frentani).

Istituire un Parco nazionale o regionale, permetterebbe di creare un’identità territoriale univoca, un soggetto nuovo capace di unire le forze dei piccoli comuni delle aree interne, per attrarre investimenti e finanziamenti regionali, nazionali e comunitari.

I confini territoriali di questo ideale parco naturale dovrebbero comprendere: la vallata del fiume Treste, del Sinello e parte della vallata del fiume Trigno; i boschi tra Torrebruna, Carunchio, Fraine e Celenza sul Trigno; Monte Freddo; Monte Sorbo; i boschi tra Tufillo, Dogliola, Palmoli e San Buono; la Selva grande di Castiglione Messer Marino; i gessi di Lentella e Fresagrandinaria e le zone di macchia mediterranea lungo la valle del Trigno fino a Castelguidone; monte Pizzuto e i boschi tra Guardiabruna e Schiavi d’Abruzzo; altre zone da definire.

Il progetto potrebbe interessare, potenzialmente, anche parte dell’Alto Molise, alcuni comuni molisani della vallata del Trigno (Mafalda, Montefalcone nel Sannio, Montemitro e Roccavivara) e la zona tra Montazzoli, Rosello e Quadri  ecc.

Questo progetto può attivare un processo virtuoso, capace di creare nuova occupazione, strutture, servizi, incentivare il turismo di qualità, l’agricoltura, la riscoperta dei prodotti tipici, l’artigianato locale e, in generale, tutte le attività economiche presenti nel territorio.

Certamente, raggiungere questo ambizioso obiettivo, non è affatto semplice.

Per avere successo, bisogna coinvolgere i residenti, le associazioni, le imprese, i comuni, gli enti e le istituzioni politiche, che devono condividere e fare propria questa idea.

Per realizzare questo sogno, è necessario un impegno forte, costante e crescente, perché la strada è lunga, ed il tempo per attuare questo progetto è scarso.

L’aggressione selvaggia del territorio, infatti, è già cominciata ed è agevolata proprio dal fatto che…non esiste alcuna forma di tutela ambientale per la Montagna vastese !

Bisogna avviare questo percorso il prima possibile, per garantire una prospettiva di sviluppo sostenibile alle generazioni presenti e future.

Un  Parco Nazionale della Montagna vastese, riconosciuto dalla legge, rappresenta lo strumento più efficace per invertire la tendenza di degrado e abbandono di questa parte d’Abruzzo, e permetterne davvero il rilancio sotto tutti i punti di vista.

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