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Una poesia di Auro d’Alba dedicata a Schiavi d’Abruzzo

Il poeta futurista Auro d’Alba originario di Schiavi di Abruzzo

Auro d'Alba

Schiavi di Abruzzo

Ho ritrovato il mio vecchio paese
dove la posta arrivava
una volta alla settimana,
il mio povero vecchio paese
con le vie strette strette
e la piazza senza fontana;
ma dentro le antiche mura
a picco sul monte
vedi il cuore negli occhi della gente
scopri l’occhio di Dio all’orizzonte.

Della fatica volontaria Schiavi
diedero il nome gli antenati al monte;
nome duro scavato nel profondo
dei milleni, nel solco
arido, quando i primi patriarchi
da frontiere aborigene discesi
scelsero per la lotta queste alture:
solitudini amare abbandonate
dai pavidi ai più forti.

Vive il bifolco per la terra ingrata
e fra le pietre semina e raccoglie
fin sulle vette più vicine del cielo:
per ogni goccia di sudore un chicco di grano, grano avaro
più che al sol, maturato alla preghiera.

Ma quando è primavera
e di luce s’inebriano le nevi
la catena dei monti apre le braccia
come un invito a chi fatica: Pace!
e la Maiella ancora immacolata
saluta i nostri morti alla frontiera.

 

Note biografiche. Auro D’Alba, pseudonimo di Umberto Bottone (Schiavi di Abruzzo, 14 marzo 1888 – Roma, 15 aprile 1965), è stato un poeta italiano del periodo fascista e attivista del regime. Inizialmente seguace di D’Annunzio, fu un artista di un certo rilievo nel movimento futurista, componendo poesie come Baionette e collaborando con la rivista di Marinetti Poesia. (fonte: Wikipedia)