ISCRIZIONI CENTRO STUDI ALTO VASTESE

Categorie

Settembre: 2020
L M M G V S D
« Mar    
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30  

ENTRA/REGISTRATI

  • Accedi
  • RSS degli articoli
  • RSS dei commenti

Monte Pallano fra natura, leggenda e archeologia

monte pallano

Monte Pallano, sul fiume Sangro. Mura megalitiche immerse nella Natura

 

A 15 km dalla costa adriatica svetta l’ultimo baluardo nord-orientale dei Monti dei Frentani.

Monte Pallano, con i suoi 1020 m di altitudine, rappresenta, oggi come 2500 anni fa, un punto di osservazione invidiabile su tutto il territorio circostante, verso il mare a nord-est, verso la Val di Sangro e la Majella Orientale a ovest, verso il Molise a sud e verso i Monti dei Frentani dell’altovastese a sud-est.

Ai suoi piedi sorgono i paesi di Bomba e di Tornareccio, l’uno sul versante occidentale affacciato sull’omonimo lago, e l’altro sul versante orientale, famoso per la produzione di miele e dei mosaici che abbelliscono le facciate delle abitazioni.

Lontano dalle più frequentate località turistiche, Monte Pallano ha conservato il suo fascino millenario che ne fa una meta ideale per chi desidera riscoprire l’ancestrale legame fra l’uomo e la natura. Infatti, attraverso un suggestivo percorso naturalistico si può raggiungere una delle aree archeologiche più interessanti della provincia.

A mano a mano che si sale, il fresco bosco di querce cede il passo ai prati sommitali. Così, di pari passo al modificarsi della vegetazione, che nella fase iniziale induce ad una contemplazione silenziosa, all’ascolto dei suoni del bosco e all’ammirazione per i colori brillanti dei fiori del sottobosco, anche lo spirito del visitatore cambia quando, fuoriuscito dal bosco, gli si apre dinanzi un panorama di incomparabile bellezza.

Erba perla azzurra (Buglossoides purpurocaerulea)

Lo sguardo che spazia a 360 gradi quasi distoglie dall’inaspettata bellezza delle orchidee selvatiche che sui prati assolati trovano il loro naturale ambiente.

E’ anche il regno delle piante officinali, che riempiono l’aria dei loro profumi. Una così ricca vegetazione ci rivela l’abbondante presenza di acqua, la quale, una volta penetrata nella roccia carsica, riemerge lungo i pendii del monte in fresche sorgenti. In corrispondenza di una di queste sorgenti venne costruita Fonte Benedetti, alla quale ancora oggi i viaggiatori possono dissetarsi.

Proprio per tutte queste favorevoli condizioni geo-morfologiche, sul Monte Pallano gli uomini della tribù italica dei Frentani si stabilirono in un lontano passato e, tra il V e il IV sec a.C. eressero delle imponenti mura megalitiche a protezione della loro città, la leggendaria palanùd luvkanateìs. All’età d’oro dei Frentani seguì l’epoca della romanizzazione, quel processo di contaminazione culturale che i Romani attuavano per conquistare pacificamente un’altra popolazione. Ma in età imperiale la città, ormai divenuta Pallanum, si avvia verso un lento declino, che si concluderà intorno al II-III sec d.C col definitivo abbandono della città.

L’abitato di Pallanum è tutt’oggi oggetto di indagini archeologiche che hanno portato alla luce un tessuto urbano distribuito attorno ad un foro, il centro della vita politica, sociale ed economica di ogni città romana. Il materiale archeologico recuperato durante gli scavi e il meticoloso sistema di drenaggio delle acque piovane sono indicativi del notevole tenore di vita di quest’antica città.

Le mura megalitiche di Monte Pallano

Ma l’area abitata di Pallanum era una minima parte dell’intero territorio cinto dalle mura megalitiche. Esse, ancora oggi fonte di ammirato stupore per la tecnica costruttiva, furono erette nella parte sommitale del monte, a protezione del lato più esposto ad un eventuale attacco nemico, e delimitavano un’ampia area costituita in gran parte da campi agricoli e pascoli.

Ed è proprio dall’antichissima tradizione pastorale di questi luoghi che trae origine una suggestiva leggenda secondo la quale le mura megalitiche sarebbero state costruite da una razza di giganteschi pastori come stazzo per le proprie greggi. Costoro ogni giorno, grazie alle lunghe falcate con cui potevano coprire grandi distanze, portavano le greggi a pascolare in Puglia ed ogni sera tornavano sul Monte Pallano. In breve tempo grazie a questa attività riuscirono ad accumulare enormi ricchezze, che decisero nascondere in una grotta a guardia della quale posero il diavolo in persona. Da allora, in molti hanno cercato il tesoro dei giganti nelle molte cavità carsiche presenti sul Monte Pallano, ma nessuno mai è riuscito a trovarlo.

Articolo di Tiziana Dicembre, Guida turistica per il vastese e l’area del Sangro
E-mail: dicembre.t@virgilio.it – Web: www.itineraridabruzzo.com
Facebook: http://www.facebook.com/pages/itineraridabruzzocom/124691017618794

 

POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE:

I Templi italici di Schiavi d’Abruzzo

Il Santuario della Madonna del Canneto di Roccavivara (CB)