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La fillirea, specie tipica della flora mediterranea. Sul Trigno presenti esemplari di grandi dimensioni

Notevole esemplare di Fillirea a Celenza sul Trigno

Lungo la valle del Trigno è presente anche la Fillirea a foglie strette, molto rara in Abruzzo

La fillirea in Abruzzo e Molise è presente con 2 specie: la Fillirea (Phillyrea latifolia), detta anche Ilatro comune, presente lungo la fascia costiera e in alcune località interne della provincia di Chieti; la Fillirea a foglie strette o ilatro sottile (Phillyrea angustifolia), rarissima in Abruzzo.

Piccoli popolamenti della rara Fillirea a foglie strette sono presenti lungo la Valle del Trigno, nel comune di Lentella e in poche altre località limitrofe. In Abruzzo la specie è stata segnalata solo nella Pineta di Pescara (G. Pirone, Alberi, Arbusti e Liane d’Abruzzo, COGECSTRE Edizioni, 1995, pag. 444).

Nelle aree collinari del vastese, nelle Valle del Trigno e lungo il fiume Sangro sono presenti esemplari di grandi dimensioni che meritano attenta tutela. Soprattutto a Celenza sul Trigno, Palmoli, Tufillo, Dogliola, Mafalda, San Felice del Molise, Roccascalegna, sono presenti esemplari che superano i 10 metri d’altezza e il metro di circonferenza, dimensioni raggiunte assai raramente da questa specie che, peraltro, cresce molto lentamente.

Fillirea a foglie strette, Lentella (CH)

Etimologia del termine dialettale. Nel dialetto della provincia di Chieti la fillirea è chiamata “latèrne” o “latìrne“, probabilmente per antica confusione con una specie molto simile, l’Alaterno (Rhamnus alaternus) anch’essa tipica della macchia mediterranea e con cui condivide lo stesso habitat.

Nel dialetto abruzzese l’Alaterno è chiamato anche” legne puzze“, per via dell’odore sgradevole emanato dal cespuglio. Nelle aree abruzzesi dove l’Alaterno è assente, ad esempio a Celenza sul Trigno, con il termine dialettale “legne puzze” si identifica anche un’altra importante specie spontanea, il Terebinto (Pistacia terebinthus).

Descrizione. La fillirea è una pianta arbustiva sempreverde tipica della macchia mediterranea, appartenente alla famiglia delle Oleacee. E’ un arbusto o piccolo albero alto mediamente 1-5 metri, raramente fino a 10-15 metri. Possiede corteccia liscia, grigistra, che si screpola finemente con l’età e che ricorda vagamente l’olivo selvatico. Fiorisce da marzo a maggio. Il frutto, non commestibile, è una piccola drupa ovoide, di colore bluastro a maturità. La Fillirea a foglie strette non è facilmente riconoscibile a causa della marcata variabilità della specie. Generalmete vive in ambienti più xerici (aridi) rispetto alla congenere. Le foglie sono più sottili e hanno meno nervature secondarie rispetto alle foglie della fillirea comune . Il frutto è una piccola drupa nera, acuminata all’apice.

Fillirea comune, Celenza sul Trigno

Usi. In Abruzzo la pianta è utilizzata per la realizzazione di scope e come foraggio per il bestiame, nel periodo invernale. La corteccia ha proprietà tintorie. La pianta si presta ad usi ornamentali, data la sua resistenza alle potature e ai fattori climatici avversi ed è utilizzata nei rimboschimenti nelle aree mediterranee. La fillirea a foglie strette, nelle località adatte, è utilizzata per consolidare le zone retrodunali. Le foglie possiedono proprietà medicinali antinfiammatorie.

Curiosità. L’origine del nome trae origine dalla mitologia greca. Filira era una ninfa marina di tale bellezza che fece innamorare Cronos, il padre di Zeus. Per soddisfare il suo amore, tenendo all’oscuro la compagna Rea, Cronos si trasformò in cavallo e rese tale anche Filira. Dalla loro unione nacque il primo centauro, Chirone, simbolo di una bestiale umanità perchè mezzo uomo e mezzo cavallo. Filira fu così sconvolta dalle conseguenze del suo amore che chiese agli dei di essere trasformata in albero, fu così che le coste del Mediterraneo si popolarono di fillirea.

Approfondimenti: Scheda botanica della fillirea

 

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Articolo di: Ivan Serafini

Foto di: Ivan Serafini, Elena Falcucci, Tiziana Dicembre