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Da Celenza al fiume Trigno a piedi. Escursione tra i profumi della macchia mediterranea e gli antichi muretti a secco

Santuario della Madonna del Canneto

Itinerario escursionistico da Celenza al fiume Trigno, verso località Licineto e il Santuario della Madonna del Canneto.

Da Celenza al fiume TrignoDall’abitato di Celenza sul Trigno (Ch) si snoda un sentiero, lungo circa 3 km,  che  scende verso il fiume Trigno, in località Licineto e, oltre il fiume, al Santuario di S. Maria di Canneto. Un itinerario da fare a piedi, facile e breve, a stretto contatto con la natura mediterranea e con le tracce storiche di quest’area poco conosciuta del vastese.
Il percorso inizia dal centro storico di Celenza sul Trigno, nel quartiere Porta da Piedi. Da lì parte l’antica mulattiera, la Via Vicchie” (via Vecchia) o via di Canneto, che porta al fiume Trigno.

Le ultime case del paese poggiano su uno sperone roccioso che presenta un bassorilievo di probabile epoca sannita o romana. L’incisione, poco visibile, rappresenta un simbolo fallico che aveva funzione apotropaica (allontanare gli spiriti maligni).

Il tragitto, tutto in discesa, prosegue in località Coste, un territorio soleggiato e sassoso.  Nel sottobosco della pineta, cresce abbondante il fico d’India (Opuntia ficus-indica). Poco oltre fiorisce la valeriana rossa (Centranthus ruber) che tinge di scarlatto il paesaggio e fa da cornice al vicino Monte di Caccavone. Le fioriture e gli intensi profumi attirano numerosi insetti e farfalle come la Vanessa atalanta e il Podalirio.

Nel tratto successivo, il paesaggio si apre sulla valle del Trigno, al Monte Mauro e al Mare Adriatico, con in alto i paesi di  Tufillo, Montemitro, Montefalcone e Roccavivara. Poco dopo si incontra il bivio che porta alla cima del Monte di Caccavone e a San Giovanni Lipioni. Da qui è visibile uno strapiombo alto un centinaio di metri detto “paccatura di Cesare che, poco più in basso, termina con la cascata della Ripa la Longa, raggiungibile tramite un altro sentiero.

Di seguito s’incontra la località di Santa Lucia, caratterizzata da ben conservati muretti a secco. In questa zona vegetano ulivi secolari che producono olio pregiato. Sui  lati del sentiero, a testimonianza del clima mite della località, vegetano molte specie dell’area mediterranea come il lentisco, la fillirea, il cisto, l’asparago, il ginepro rosso, il timo, l’elicriso e varie orchidee spontanee. I muretti a secco ospitano anche tante specie animali tra cui micromammiferi e rettili rari, in particolare il Cervone.

Nella tappa successiva troviamo località Cerche marine (ossia Querce marine), una terrazza naturale da cui è visibile il mare Adriatico, da cui forse il nome. Qui, nascosta dalla vegetazione, è presente una grande formazione  rocciosa, alta circa 30 metri, che presenza profonde fenditure e qualche piccola grotta. Le Cerche marine sono interessate da diverse leggende conosciute dagli anziani di Celenza. Narrano di strane apparizioni, di fantasmi di monaci e animali completamente bianchi che all’improvviso comparivano ai contadini che passavano lì davanti. Altre leggende legate a questa località narrano di briganti che avrebbero nascosto  nelle fenditure delle rocce monete d’oro e oggetti preziosi, bottino delle loro temibili scorribande.

Proseguendo il cammino, dopo una stretta curva, appare la Morgia delle Lame, una parete rocciosa liscia e compatta alta circa 30 mt e lunga un centinaio, utilizzata sporadicamente come palestra di roccia dagli appassionati di  free climbing.

Quest’area è stata oggetto di rimboschimenti  a pini, abeti e cipressi che spargono nell’aria un gradevole profumo di resina. Successivamente s’incontra la deviazione per la Sorgente di lisce e busse. Il ripido viottolo che scende al Vallone è stato recentemente sistemato dai volontari della locale Protezione civile.

Il sentiero principale procede senza difficoltà fino a Mezza via di Licineto e poi al Colle dei Santi, un piccolo promontorio ricoperto di lecci.  Vi sorgeva un antico eremo, antecedente al X sec. d. C., di cui restano tracce delle mura perimetrali e delle fondamenta.

Di fronte al Colle dei Santi,  oltre il vallone, vegeta un esemplare isolato di  ginepro coccolone (J. oxycedrus ssp macrocarpa) che supera i 15 metri di altezza, dimensioni eccezionali per la specie.

Nell’ultimo tratto, in località Rocchie del giardino, il percorso prosegue nel folto della macchia mediterranea e poco dopo giunge alla vallata del Trigno, in località Licineto (da licine= leccio, pianta che cresce abbondante e spontanea),  coltivata sin dall’antichità. Secondo altri

L’area è suddivisa in piccoli appezzamenti dove, da alcuni anni, si pratica l’agricoltura biologica. Un esempio è dato dalla Biofattoria Licineto,  azienda agricola a gestione familiare che produce olio, miele e ortaggi biologici.

Giunti a Licineto, la “via vecchia”  si congiunge con la strada asfaltata. Qui troviamo una bella fontana realizzata dal maestro celenzano della pietra Sabatino Aquilano. Nei pressi della fontana di Licineto, sino agli inizi del ‘900 era in funzione una piccola centrale idroelettrica, poi mulino, alimentata da un formale che convogliava l’acqua del fiume.

Il tratto asfaltato termina a pochi metri dalla sponda sinistra del Trigno.  Oltre il fiume, a poche decine di metri, si erge maestoso il Santuario della Madonna del Canneto. Purtroppo non è presente un ponte per raggiungere l’altra sponda e solo in estate il fiume è facilmente guadabile.

In questo punto la carreggiata non asfaltata si divide in due direzioni. A destra, piega verso la Coda del Vallone e termina sotto il Colle a Luna, molto interessante per la splendida fioritura di orchidee. Sulla sinistra, proseguendo lungo il corso del fiume Trigno, si incontrano le Macchie dove sono presenti  esemplari molto siviluppati di fillirea comune (Phillyrea latifolia)  e poi la Pingiarella, località caratterizzata da calanchi argillosi dove vegetano interessanti comunità di Broteroa (Cardopatium corymbosum), uno splendido cardo tipico degli ambienti argillosi mediterranei.

Dopo circa 1,5 km, sempre costeggiando il Trigno, si giunge in prossimità della Torre della Fara, una costruzione  circolare realizzata in epoca longobarda (XII sec).

Poco oltre, la carreggiata costeggia l’area artigianale di Celenza, fino ad immettersi sullo svincolo della SS650 (Fondo Valle Trigno) per Celenza e Torrebruna, in località Vallone Vecchio.

Il territorio di Celenza e Torrebruna è attraversato dal trattuto Ateleta-Biferno, lungo circa 100 km. Da alcuni anni qui  si svolge  “Tractorius,” interessante manifestazione che rievoca riti e tradizioni legati alla transumanza.

Da questo punto, infatti, si può chiudere ad anello il percorso risalendo lungo l’antico tracciato del tratturo fino all’abitato di Celenza (circa 4 km) oppure eseguire l’itinerario descritto in senso inverso e tornare al punto di partenza.

Articolo di: Ivan Serafini

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